Nonostante tutte le affermazioni e le uscite pubbliche di molti giocatori conosciuti circa il fatto che l'Omaha è il futuro del Poker; nonostante tutti gli sforzi fatti, dal 2009 ad oggi, per far conoscere e diffondere anche nel nostro paese questa specialità attraverso le più disparate e varie proposte didattiche sui forum generalisti e non solo; attraverso la pubblicazione in italiano dei testi di maggior interesse e prestigio sull'argomento a livello internazionale, ebbene, nonostante tutto questo, il livello del field medio italiano che pratica questa specialità langue del tutto e constata una arretratezza ancora incolmabile rispetto al livello medio dei giocatori che praticano l'Omaha nei paesi pokeristicamente più evoluti del nostro.
Gli italiani sono dei giocatori così pessimi oppure c'è qualche motivo di natura strutturale ad impedire ai praticanti la crescita di livello in questa specialità che, più o meno da tutti, è definita la più tecnica nei giochi di tipo flop?
Neanche a dire che manchino nel nostro paese le singole individualità in questa disciplina, ci sono eccome e non hanno nulla da invidiare ai migliori interpreti dell'Omaha in campo internazionale, ne come risultati, ne come background tecnico complessivo. E' superfluo pure fare i nomi. Abbiamo anche noi i Panatta che vincono il Roland Garros, ma come allora nel tennis, oggi nel Poker ed in particolare nell'Omaha in tutte le sue declinazioni di gioco, il movimento dei praticanti fa letteralmente molta fatica, in quanto a crescita tecnica, a trarre frutto dalle singole affermazioni dei nostri giocatori di maggior grido.
Io, non sarei così pronto a scommettere sul fatto che l'Omaha sia il futuro del Poker, ne ho visti talmente tanti di cambiamenti repentini in 30 anni e passa di attività pokeristica che sarei più cauto in questo caso, ma di una cosa sono sicurissimo, non tanto per il futuro del Poker bensì per quello dell'Omaha nel nostro paese: senza un habitat di gioco comune almeno europeo non c'è alcuna speranza per poter portare il livello di questa specialità al passo con quello degli altri paesi pokeristicamente più progrediti del nostro.
L'Omaha in tutte le sue modalità e tanto più quanto ci si addentri in quelle più tecniche e specifiche ha bisogno, per crescere in buona salute, di uno spazio vitale di gioco che cozza contro qualsiasi regolamentazione di tipo nazionale. In Italia, vista la regolamentazione scelta, non solo l'Omaha non gode di ottima salute, ma nemmeno ha il minimo sindacale per consentire di farla uscire dallo stadio puramente enfatico nella quale è costretta dalla legalizzazione del gioco on-line. Non è morta, non è ancora nata, è in una fase di gestazione perenne tipo quella del cavallo, per usare un eufemismo, e rimarrà tale fino a che non cambieranno le cose.
Su questo dovrebbero prendere posizione netta e decisa i giocatori italiani di maggior visibilità, se è vero che hanno a cuore la cosa, piuttosto che su fumosi e vaghi spot generici in favore della specialità che hanno, mi dispiace dirlo, se non il sapore della presa in giro almeno quello dell'incongruenza, come a dire, per usare una metafora: "La Ferrari è l'automobile più bella ed efficiente del mondo", ma del fatto che in Italia non ci sono le autostrade adatte per valorizzarne le potenzialità non fare parola!
Settimana prossima inizieranno i lavori della Commissione Europea per la creazione di regole comuni per tutti i paesi aderenti (non 3 o 4), dalle parole del presidente di questa commissione non sembrano possano essere equivoci circa la direzione da prendere: "Non possiamo più lasciare nelle mani dei singoli Stati aderenti, un comparto come quello del gaming così importante per l'economia comunitaria".
I veri appassionati di Omaha hanno, come abbiamo visto, un motivo di più degli altri per auspicare che ciò avvenga in tempi brevi e senza soluzioni mediane che non risolvono nessuno dei problemi, ne quelli che affliggono in generale il Poker in questa fase, ne tantomeno quelli che affliggono la nostra specialità di riferimento.