L’ Analisi Costi Benifici è una tecnica molto diffusa nell’ambito gestionale di un’azienda. Tale analisi consente di determinare, ovvero prevedere, gli effetti di un determinato progetto, investimento o programma al fine di valutare se tale scelta determinerà un beneficio o un costo netto per l’azienda stessa.
Anche nel Poker, ogni qualvolta dobbiamo prendere una decisione, analizziamo costantemente questi due aspetti mettendoli in relazione tra di loro: il beneficio sarà lo stack del nostro avversario (o l'importo del piatto) mentre il costo, inteso come rischio, sarà la cifra che dovremmo investire.
Chiamereste mai un Allin di 100bb su un piatto che ne contiene 3, con TPTK? Immagino di no. Ora nel poker la maggiorparte dei piatti è di lieve entità mentre, una parte di loro, potrà crescere dalla sequenza di puntate che saranno effettuate su di esso.
Il momento in cui un piatto piccolo diventa grande è un momento critico in quanto saremmo costretti ad investire grosse somme del nostro stack: se in questi momenti sapremmo effettuare le decisioni d’investimento giuste, saremmo nella retta via che ci condurrà ad essere dei giocatori vincenti nel lungo termine.
Un finanziatore di un dato progetto d’investimento terrà conto del rendimento atteso dal progetto, ed il rischio che tale progetto incorpora, mettendolo in relazione con il rischio massimo supportabile dallo stesso (finanziatore).
Nel nostro caso il rischio di perdere un grande piatto è inversamente proporzionale al valore della nostra mano. Possiamo quindi affermare che mani di grande valore meritano piatti grandi, mentre mani mediocri meritano piatti relativamente contenuti.
Tutte le volte che abbiamo una mano molto forte, come ad esempio un set, pianificheremo la nostra strategia con l’obiettivo di finire ai resti; quando abbiamo invece una mano media, come TPGK, pianificheremo la nostra strategia con l’obiettivo di tenere il piatto più basso possibile per lasciarci un’eventuale via di fuga.
La via di fuga è un eventualità da calcolare sempre su ogni spot, ma sarà sempre disponibile: sarà ‘bloccata’ nel momento in cui supereremo la soglia del committed.
In linea generale è impossibile definire mani con cui andare ai resti e mani con cui non andarci. In alcune situazioni un TPTK è sufficente per ritenersi committed, contro un determinato tipo di giocatore, mentre in altre è una mano da pot controllare nella maniera più assoluta.
Ogni singola decisione dovrà tener conto di due importanti variabili:
1. Mani che il nostro avversario potrebbe avere.
2. La dimesione del piatto, in relazione con gli stack rimanenti.
Supponiamo di avere AQ su flop Q78. Il nostro stack è di 10 euro e il piatto ne contiene 30. In questo caso il rischio d’investire i rimamenti 10 euro su un piatto da 30 è decisamente supportabile.
Ora immaginiamo di avere la stessa mano sullo stesso flop, ma che il nostro stack sia di 50 euro e che il piatto ne contiene 5. Capirete bene che chiamare un allin considerando la relazione rischio-rendimento è una scelta molto –EV.
La soluzione sta nel saper quando tenere il piatto basso e quando ingrandirlo su ogni street con le nostre puntante.
Ovviamente non si può parlare di casi generali, dipendere sempre dal tipo ti avversario che abbiamo difronte.
Riprendendo la situazione descritta prima immaginiamo di essere in HU contro un giocatore molto passivo; con la nostra TPTK valuebetteremo su tutte o almeno 2 street senza pero lasciare che la situazione ci sfugga di mano.
Nel caso in cui questo giocatore mostrasse molta forza, sarà la situazione giusta per fuggire dal colpo ad un prezzo relativamente basso. E tutto ciò è possibile soltanto se abbiamo pianificato correttamente la nostra strategia di puntate.
Ipotizziamo un avversario piuttosto aggressivo che ama spesso bluffare. In questo caso non dovremmo puntare constantemente su ogni street, perchè in questo modo perderemo il controllo della situazione.
Il board è molto drawy e non saranno poche le volte in cui il nostro avversario sarà avanti con Two Pairs +. In questo caso fare check al flop, o adottare lo schema bet-check-bet è la soluzione sicuramente meno rischiosa.
Molti potranno pensare che dobbiamo difendere la nostra mano puntando, perchè checkando regaleremo una carta al nostro avversario. Ciò è vero ma noi non dobbiamo soltanto difendere la nostra mano, bensì il piatto perchè è quello che a noi interessa vincere.
Inoltre dobbiamo proteggere il nostro stack, ed evitare situazioni che ci facciano superare la soglia del committed.
Abbiamo preso come esempio mani tipo Top Pair in quanto sono le più difficili da gestire postflop. Ricapitolando se abbiamo un avversario incapace di metterci in difficoltà o di elaborare strategie sofisticate è una mano con cui valuebettare su almeno 2 street. Se invece abbiamo un giocatore piuttosto aggressivo è il caso di adottare una strategia che miri a Pot controllare, lasciandoci sempre un’eventuale via di fuga dal colpo.