Ecco l'articolo tratto dal corsera :
Le regole Sotto il controllo del Monopolio di Stato
Arriva in Italia il poker on line
Pronto il decreto per rendere legale il gioco In trecentomila aspettano la nuova sfida
Dimenticate le bische piene di fumo. Dimenticate i bari. Dimenticate i drammatici rilanci al cardiopalma del film «Regalo di Natale» di Pupi Avati. E dimenticate il gioco di sguardi fra gli avversari per leggere le carte attraverso gli occhi o studiando tic e movimenti del rivale. Il poker anche in Italia entra nell'era di Internet. Entro settembre partiranno infatti i primi tornei con premi in denaro via web. Migliaia di giocatori potranno sfidarsi contemporaneamente attraverso il computer. Per adesso si giocherà nella versione adottata nei campionati di poker sportivo: si chiama Texas Hold'em, variante a sette carte. Tavoli virtuali. Carte virtuali. Mazziere virtuale. Soldi e giocatori veri.
Le puntate andranno dai 50 centesimi ai 100 euro, mentre la quota di iscrizione ai tornei oscillerà fra i 10 e i 300 euro. Ogni competizione dovrebbe durare da due a quattro o cinque ore, a seconda del numero dei partecipanti che per regolamento è illimitato, ma di fatto deve confrontarsi con la capienza dei programmi informatici che gestiscono le partita. Il rischio per il giocatore è comunque contenuto e predefinito: la quota di iscrizione. E chi vince? Prenderà almeno l'80% del montepremi, che potrà arrivare secondo le previsioni anche a decine di migliaia di euro nei tornei più importanti. Il 3% delle giocate finirà invece nelle casse dell'erario, una quota fino al massimo del 17% andrà alle aziende concessionarie. In Italia già oggi, secondo le stime degli operatori del settore, ci sono 200 mila persone che giocano al poker online sui siti esteri, ma è vietato. I Monopoli dello Stato sono riusciti a ottenere l'oscuramento di alcune poker room straniere, «ma è come andare a caccia di leoni con un retino», spiegano dal nucleo di guardia di finanza distaccato ai Monopoli.
E proprio per far emergere il fenomeno, nascono i tavoli verdi virtuali made in Italy. «Le procedure sono trasparenti e sicure — afferma Carlo Gualandri, presidente di Gioco Digitale , la prima azienda concessionaria ad aver terminato l'iter —. Adesso stiamo testando i software insieme a Sogei, la società informatica del Tesoro. Vogliamo partire in maniera graduale con tornei piccoli e con quota di iscrizione bassa». Gli operatori sono convinti che almeno 300 mila persone si lanceranno nel poker online «nostrano» appena sarà disponibile. «Secondo un'indagine che abbiamo effettuato fra le persone che sul nostro sito stanno partecipando ai tornei senza soldi — dice Gualandri —, molti appassionati giocano regolarmente sui siti esteri. Noi speriamo che decidano di farlo legalmente sul sito nostro e delle altre aziende italiane che saranno autorizzate». Due società, Gioco Digitale appunto e Microgame, sono praticamente pronte a dare le carte. Entro il 2009 il numero delle concessionarie dovrebbe salire a 25-30. La passione per il poker sicuramente c'è. Ma c'è anche un'incognita. Ed è rappresentata da quel 3% che andrà via dal «piatto» e finirà nelle mani dello Stato. «All'estero o non c'è per niente prelievo fiscale o è solo sulla vincita. Da noi è invece sulla raccolta: così si impoverisce il montepremi», dice Gualandri.
Secondo la Federazione Italiana Gioco Poker, però, anche la percentuale riservata alle aziende è forse eccessiva, anche se il poker online «è una bella vetrina ed è una occasione per far avvicinare i giovani alla nostra attività». E, ragionando per situazioni estreme, viene fuori il paradosso delle vincite nette. Se un concorrente partecipa a una torneo o a una sfida uno contro uno, vincendo una partita e perdendo la seconda dovrebbe andare in pareggio. Invece fra tasse e quota aziendale si ritrova con il 40% in meno del capitale iniziale. «Sui tornei con molti partecipanti il problema non si pone», dicono dai Monopoli. Qualcuno potrebbe avere la tentazione di continuare a giocare all'estero. Vedremo. La torta per lo Stato si preannuncia in ogni caso ricca. Secondo le ricerche di mercato, a regime in Italia il business vale almeno 500 milioni di euro all'anno (nel mondo è stimato invece nell'esorbitante cifra di 24 miliardi): 15 milioni in più per l'Erario senza spese aggiuntive. La normativa che ha sbloccato il poker permette anche altri giochi di abilità a soldi: in teoria dalla briscola al burraco, dal bridge ai cruciverba.
L'unica condizione è il tetto massimo alle giocate. Insomma, il business potrebbe crescere velocemente. «Ma con un sistema di tassazione diverso sicuramente i giochi di abilità avrebbero un appeal diverso. E alla fine anche lo Stato ci guadagnerebbe di più», sostiene Gualandri. Insomma, come gli olimpionici medagliati a Pechino, anche gli amanti del poker chiedono la detassazione dei premi. Per partecipare ai tornei, il pokerista deve attivare un «conto-gioco» presso la concessionaria che organizza il torneo. Il pagamento deve avvenire attraverso sistemi tracciabili elettronicamente: carta di credito, bonifico, bollettino postale. È questa una delle condizioni poste dai Monopoli, per evitare che sui tavoli verdi virtuali transiti denaro sporco. L'eventuale vincita viene caricata sul conto-gioco, al quale il pokerista può attingere in qualsiasi momento. Nei tornei i partecipanti vengono divisi in tavoli virtuali da 8 o 10 persone. A mano a mano che i giocatori vengono eliminati (perché perdono la posta), i tavoli vengono riassemblati. Tutte operazioni che sono svolte in automatico dal software di gestione. E alla fine chi esce vincitore dall'ultimo tavolo si prende il montepremi (tasse e diritti di concessione esclusi). Il sogno delle aziende è di organizzare tornei con migliaia di concorrenti. «Sarà il secondo evento sportivo dell'anno, dopo le Olimpiadi», scherzano dai Monopoli dello Stato. Non ci sarà certo una cerimonia di apertura sfarzosa come quella di Pechino. Ma il conto alla rovescia è ormai arrivato alle battute conclusive.
Arriva in Italia il poker on line - Corriere della Sera