Prendendo spunto da un paio di post letti in questi ultimi giorni, a proposito dell’utilità del coaching, e dell’utilizzo dei software di analisi ho fatto alcune riflessioni, che vorrei condividere con voi.
Tutti i frequentatori dei vari forum, sono o diventano perfetti conoscitori della matematica che governa il poker e, chi più chi meno, sanno divincolarsi tra scelte EV+ ed EV-. La stragrande maggioranza (spero!) sa inoltre utilizzare, almeno a livello basilare, HEM o PT3 con i relativi HUD. Tutti sanno, anche se non tutti applicano, quale sia una buona strategia di BR management, e quasi tutti hanno provato varie discipline sino a scegliere quella a loro più congeniale, ma allora… cos’è che fa la differenza tra un giocatore ed un altro? Esperienza? Disciplina? Costanza? Studio?
Sicuramente tutte queste opzioni fanno la loro differenza, ma io vorrei aggiungerne in maniera forse provocatoria una ulteriore: sensazioni…
Cosa intendo per sensazioni? Beh, vi tolgo subito il dubbio, non sono rincoglionito tutto d’un tratto, con sensazioni NON intendo di certo il “gioco 72o perché ho la sensazione che al flop legherò un full!”.
Con sensazioni intendo la capacità ,che alcuni hanno più o meno marcata, di “leggere” informazioni, anche in maniera subconscia, che gli avversari hanno lasciato trapelare.
Mi rendo conto, anche facendo coaching, che ci son cose (come anche Black accennava in un post) che sono impossibili da condividere con altri, ci sono spot in cui probabilmente la mossa che nel lungo periodo sarebbe matematicamente EV- risulta essere EV+ o viceversa , non grazie a fortuiti river (tipo gli assurdi monout di cui ‘sto mese sono il Re: vedi poker di 8 al river, e scala colore al river, vero Simo?!) ma bensì grazie a letture indotte da fattori più intangibili, dati da un misto di esperienza, informazioni registrate nel subconscio e non elaborate, betting pattern, history.
Come si fa a spiegare il perché avete la convinzione che un check indurrà l’avversario ad un bluff, o il perché chiamate 3 streets certi che oppo sia in bianco, o il perché quella bet vi “puzza” di monster piuttosto che di “total air”?
Anche un attenta lettura del HUD non potrà darvi queste sensazioni; potrà certo dirvi quanto sia la probabilità di una opzione piuttosto che un’altra, ma non vi dirà quale delle due stia accadendo esattamente nello spot che state giocando!
L’hud non vi dirà mai se il vostro avversario sta 3bettando air perché ha preso una bad beat nella mano precedente, non vi dirà mai se il vostro avversario ce l’ha con voi perché gli avete rubato troppi bui, o perché lo avete fatto foldare la best hand mostrando poi il vostro bluff.
L’hud non è in grado di dirvi velocemente se l’importo di una specifica c-bet significhi forza o debolezza. Queste informazioni però a voi sono visibili, con l’attenzione al tavolo, e mano dopo mano… ogni oppo che prima era solo un nick, diventa un giocatore che prende una forma, ed il vostro cervello inizia a farsene una idea, fino a catalogarlo, e spesso fino a riuscirne ad interpretare specifiche azioni.
Certo, utilizzare queste “sensazioni” quando si grinda x30 è ovviamente impensabile, ma quando ci si trova a giocare focalizzati su pochi tavoli, o ancor meglio, su un solo tavolo, perché non ascoltarle? Spesso saranno frutto di una elaborazione di dati che il cervello ha fatto senza che voi ve ne siate mai accorti, e spesso vi faranno dunque prendere decisioni inusuali, ma migliori…
Scatenatevi…